La Peste

Ultima modifica 3 maggio 2021

Quello della peste è stato uno dei flagelli più temuti del passato, tanto che le parole "a Peste, fame et bello libera nos domine" (Signore liberaci dalla pesta, dalla fame e dalla guerra) accompagnarono per secoli le invocazioni dei fedeli. Particolarmente ricordate furono l'epidemia del 1577, che causò ben 16 mila morti nella sola città, e quella del 1630, citata anche dal Manzoni nei Promessi Sposi, soprannominata "calamitas calamitatum" per la sua particolare virulenza. Le origini stesse della malattia, che oggi sappiamo essere un'infezione di origine batterica che si diffonde a causa dei ratti (nel caso della peste bubbonica) o per via aerea (nel caso della peste polmonare), furono a lungo un mistero.

Quella del 1630 fu un'epidemia di peste bubbonica, portata dalla discesa dei Lanzichenecchi che dalla Valtellina si diressero verso Milano, città da cui poi il contagio si propagò nel resto del nord Italia.

A Brescia l'epidemia prima colpì la città, poi si diffuse anche in Valtrompia. Per evitare che il contagio potesse dilagare le autorità imposero spesso l'isolamento delle comunità dove si verificarono i primi casi di peste, ma anche questa misura non riuscì a fermare il morbo.

Gli ammalati vennero accolti nei "lazzaretti", strutture solitamente separate dagli abitati, in cui si cercò di prestare una cura. La popolazione venne decimata e a protezione del morbo si invocò la figura di S.Rocco, il taumaturgo francese che si ritiene il protettore della peste. É infatti nel periodo compreso tra il '500 e il '600 che sorsero un po' in tutto il territorio bresciano edicole votive (le Santelle) e chiesette dedicate al Santo.

Nel 1632 l'epidemia scomparve ma una nuova carestia si verificò già pochi anni dopo, nel 1639, e poi ancora nel 1649-50. L'ultimo caso di peste, nel nord Italia si verificò poi nel 1743, nel resto della penisola nel 1816.


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